Il nome
Non conoscendo la vera origine del nome possiamo riportare la leggenda più accreditata che racconta come la grotta venisse utilizzata come rifugio dai pirati schiavoni (provenienti dai Balcani), che imperversavano in quel tratto del mare Adriatico.
LA GROTTA DEGLI SCHIAVI
MEMORIA DELL' INGEGNERE FRANCESCO DE BOSIS SOCIO DI VARIE ILLUSTRI ACCADEMIE ITALIANE.
Una delle meraviglie che attraggono l'attenzione del geologo e del viaggiatore, che sorprendono lo scienziato e l'idiota, sono al certo le caverne, le quali, aperte dalla natura nel seno dei monti, seguono le inclinazioni più capricciose dall'orizzontale alla verticale , tracciano le linee più variate dalla retta all'indefinita serie delle curvo; ristrette per un tratto da permettere appena il passaggio ad un uomo, e pei allargate a modo di grandi sale; basse ancora fino a dovervi camminare ricurvi, e rialzate d'improvviso quasi a non scoprirne la volta. Nei misteri della pagana religione , come nelle relazioni dei viaggi, nelle descrizioni dei paesi come nelle storie naturali , si parla di tali spelonche. Quindi a prima vista sembrerebbe superfluo aggiungere parola per una , solo perchè si trova in pochi luoghi citata , in nessuno descritta. Non può difatti la nostra Grotta pretendere alla . celebrità di quella di Antiparos, dalla quale Tournefort esci fatalmente colpito dalla bellezza delle stallatiti , che credette possibile la vegetazione delle pietre. Nè ha la volta sostenuta da colonne basaltiche come la spelonca di Fingal, nè le pareti dipinte di azzurro, come la grotta di Capri, nè esala dal suolo gas mefitici come quella del Cane. Non vi rumureggiano torrenti, come nella caverna del Diavolo in Inghilterra e di Balme in Francia , e non s'interna per più chilometri come quella di Àdelsberg nell'Illiria. Tuttavia è una meraviglia dei dintorni di Ancona; e se la grande Storia Naturale dell'Italia attende gli clementi da osservatori locali, come gli altri poveri miei scritti così questo sarà un tributo che offro allajmedesinia. Cortese lettore, fra i molti che nell'estiva stagione fanno scopo di una gita di piacere la nostra Grotta degli Schiavi , esciamo da Ancona incamminandoci là dove Napoleone I tracciò la linea della città nuova , quasi lieto augurio della grandezza alla quale doveva oggiessere chiamata (1); in quella valle e su quelle colline che ci ricor-dano molte patrie memorie. Io dico della valle di Pennocchiara, dovesorse nei tempi dell'ignoranza e della miseria uno degli asili delle scienze e delle lettere (2) ; di quel colle dove nei primi secoli della Chiesa i pellegrini si univano agli avi nostri per pregare d' innanzi alle reliquie dei martiri (3); dell'altro infine che si nomina dalla sua sterilità (h) distinto per un avvallamento dal luogo, dove il coraggio dai nostri padri vendicò contro la prepotenza della tirannide, i diritti della libertà (B). Ma più che i fatti dei lontani secoli il Cardeto, la Lunetta, Monte Polito e Monte Pelago, ricordano tre assedi , e molti vivono testimoni di tutti tre. Varchiamo le alture di Pietra la Croce, e quando tacciono le memorie storiche, si trova aperto il campo a nuove investigazioni. Da una parte i gessi, monumenti dell'antica flora delle nostre contrade (fl), dall'altra rupi spaventevoli sovrastanti a piombo sul mare; alla destra molte stradette guidano alla valle di Miano coperta di vegetazione e sparsa d'abitazioni, alla sinistra alcuni viottoli serpeggianti sopra abissijprofondi portano in riva al mare i pescatori; di là l'agricoltore orompejcoir aratro la terra, suda il minatore a spezzare le pietre, di quajper forza delle meteore e pel volgere degli anni si alterano e si smuovono le parti superficiali delle roccie , si distaccano i massi e rovinano in frane, mentre rugge il mare minando la base dei dirupi, quasi per ritentare la conquista dei continenti. Ecco un punto dove il suolo andò soggetto a considerevoli degra- dazioni e notabili cambiamenti. Regna il mare dove, non sono venti anni era il bivio fra la strada di Sirolo, e quella di Varano. Ivi a piedi di nudo e selvatiche rupi, di scoscesi e profondi precipizi apresiun seno cinto all' intorno di spiaggia , variato per un fantastico scoglio rettilineo, che spunta dal mare a modo di argine; ma più di tu ti' altro bello per la veduta del Conerò, maestoso colosso Àpenninoche distaccato dalla gran catena ergesi altero dai flutti a testimonio di una maggiore estensione delle terre italiane; nel modo stesso che le piramidi stanno nel deserto per dirci dell'antica potenza dell'Egitto. Al piede si distacca una lingua di terra , detta Porto nuovo , situazione meravigliosamente pittoresca e romantica. Per giungervi è forza scendere una ripida stradicciola tagliata nei dirupi. In quel suolo tutto a collinette e vallicene il silenzio delle selve, la calma dei piccoli laghi ritratto delle età primitive della terra, vengono solo interrotte da pochi abitatori.Se tranquillo è il mare si può sopra una barchetta costeggiarne attornoattorno la spiaggia , e noli' ultima punta ci sentiremo commossi alla vista di uno di quei monumenti , dove alla preghiera ed alla contemplazione accoppiossi Io studio ed il lavoro, e dove raccolte le reliquie dell'antica civiltà, all'ombra della religione e nella pace della solitudine si gettarono i semi del moderno progresso (7). Inoltriamoci nel mare alle radici del monte ; chi varrebbe a des-riverc le sensazioni che si provano mirando quei massi sterminati sollevati quasi verticalmente? In mezzo a quelle roccie spunta una vegetazione rara e stentata; alcuni arboscelli fanno col loro verde l'abbagliante candore del suolo calcare. La si cavano pietre per le costruzioni, e nei mesti racconti dei navicellai si di-pinge la tragica line di alcuni minatori e taglia-boschi. Ad un nudo scoglio sporgente dall'acqua con punte aguzze nella cima, e con la base larga ed irregolare si dà il nome di - sasso vergine. - Spiccatosi dal monte sdrucciolò per i rapidi pendii , come ne caddero molti altri , alcuni dei quali rovinarono il Monastero di Porto-nuovo.Dopo esserci aggirati entro vari seni formati dalle ripiegature del monte, ad una rivolta apparisce dinnanzi la Grotta degli Schiavi - maestoso speco, dove la luce del giorno va gradatamente perdenosi fra massi variopinti. Perchè cosi si chiami , invano ho consultato le patrie memorie, tuttavia da alcuni avvenimenti si può congetturando ritenere, che fosse un asilo alle galere dei barbari, che venivano a predare nel nostro mare e nelle prossime spiagge uomini e ricchezze. Due ingressi mettono alla caverna, volto uno ad oriente, l'altro a settentrione. Quest'ultimo è il principale, e per esso vi si entra in barchetta un buon tratto, finché gradatamente diminuendo l'acqua, e formando spiaggia, si può discendere in mezzo alle ghiaie ed ai ciottoli. La direzione della grotta coincide quasi col meridiano magntico, meno una deviazione alquanto considerevole, nel punto in cui comincia a restringersi. La pianta e lo spaccato, figure ridotte ad 1 e 2 che unisco al presente scritto, non possono vantare un' acuratezza geometrica, ma solo fornirne un'idea generica. La sua lunghezza ascende a circa 70 metri. Il primo tratto, che dirò dell'ingresso principale, è bagnato dal mare per oltre 20 metri. Segue una vasta sala, dove meno ancora il secondo ingresso; ha il suolo coperto di ghiaia di ciottoli, e sparso di massi, le pareti irregolari scabre e piene di prominenze, la volta maestosa ed ineguale, dalla quale slilla acqua goccia a goccia. In fondo alla sala la volta si abbassa, le pareti si avvicinano, il suolo a mano a mano s' innalza, la direzione serpeggia, e cosi le dimensioni si fanno sempre più anguste fino al termine. Si è osservalo in molte caverne aperte nei monti calcari, che l'eruzione di rocce plutoniche contorcendo gli strati di sedimento, diede causa spezzandoli alla formazione dei vacui. Nella descritta caverna al contrario aperta secondo la direzione dei filari della pietra calcare mentre alia diritta di chi viene per l'ingresso principale ne presentano il dorso, alla sinistra la parete sottoposta. A spiegare quindi l'origine prima dello nostra grotta, non so se mal mi apporrei ricercandola nell'azione dissolvente delle acque d'infiltrazione, le quali aprissero cosi la via all'urlo delle onde marine. Nella guisa stessa che operarono ed operano negli altri promontori dell'Italia , queste che attorno al Conerò sono quasi sempre agitate e spesso ancora borascose , penetratevi dentro , e correndo poco a poco i banchi della pietra finirono poi col rovinarne le partì elevate , privandole della base, in ciò ajnlate dall'enorme rialzamento dei medesimi aventi un angolo d'inclinazione di circa 70°. E quest'azione che si scopre inaltri punti ancora del medesimo promontorio, come nei secoli passati servì a formare una cavità mollo pittoresca, cosi nei secoli futuri potrà distruggerla, quando giunga a squarciare il grande scoglio che distingue l'apertura di levante da quella di seltentrione. Considerando i vari strali di pietra calcare fra i quali è aperta la Grotta degli Schiavi - devo premettere che non vi potei scoprire fossili di sorta alcuna , la qual cosa mi terrebbe dubbioso nel precisarne l' età presi isolatamente, quando gli studi degli egregi naturalisti signori G. Scarabelli, A. Orsini, ed A. Spada-Lavini non mi servissero di guida. Confrontando pertanto i loro scritti con i caratteri litologici delle nostre roccie, si troverebbero nella grotta le ultime del cretaceo inferiore, e le prime del giuresc. Difatti i calcari rossastri e bianchi a frattura liscia priva di lustro, attraversati da sottili vene spatiche, sembrano riferibili al periodo più recente, mentre i calcari duri a frattura semi-concoide di colore bianco o traente al cenerognolo attraversali da vene spatiche ed alternanti con letti di silice piromaca bruna e verdastra, sembrano appartenere al periodo più antico. Uni li a questi calcari vi sono indizi di combustibile fossile e qualche minerale di ferro. La posizione della caverna, ed il suolo della medesima , mi tolsero la speranza di quelle ossa fossili che altrove arrichiscono la paleontologia di molte utili scoperte. Nel dar termine a questo scrilto, godo di avere, in quel modo però che si addiceva alla debolezza delle mie forze, tolto un certo mistero .Il Piceno, giornale Anconitano nel numero escito il 23 aprile 1859 aveva un appendice, dove fra diverse notizie riferìbili ai dintorni di Ancona, era scritto: " 11 nocchiero che da Umana naviga verso Ancona, e seguita una parte del cammino, vede il promontorio (Conerò) scavato da profonda e lunga caverna ricolma dalle acque del mare. Interrogati parecchi pescatori per avere notizia di qualche precisione sulla dimensione della medesima e profondità delle acaue contenutevi , non vi fu modo raccoglierne. Sarebbe però necessario acquistarne precisi ragguagli , mentre riescirebbero meritevoli d' essere per approfondirne.